Ragazzi che non vanno a scuola

Tio/20 minuti, 24.10.2023, SIMONA ROBERTI MAGGIORE

LUGANO In Ticino sono una sessantina i giovanissimi che, pur dovendo sottostare all’obbligo scolastico, non frequentano la scuola. 

Hanno tra gli 11 e i 15 anni, eppure non vanno a scuola. Succede, incredibilmente, anche in Ticino. Stando al registro delle presenze e assenze dell’anno scolastico 2022/2023, sono infatti ben una sessantina, nel nostro cantone, i ragazzi che di fatto, pur essendo in età di scuola obbligatoria, non frequentano le lezioni. Lo rivelano i dati forniti a tio/20minuti dal Decs.
Questi giovani hanno accumulato più di 425 ore di assenza durante l’anno, precisa la Sezione dell’insegnamento medio, per un tasso di assenteismo che supera il 40%. Eppure di loro si parla poco o niente. 

«Ogni singolo allievo che non frequenta la scuola è per noi una grossa fonte di preoccupazione», afferma Fabiano Frigerio, capogruppo regione Mendrisiotto del Servizio sostegno pedagogico scuole medie. Ma cosa spinge questi adolescenti a disertare le lezioni? «Una parte degli assenteisti è in rottura con la scuola a causa di gravi problematiche personali, e l’istruzione diventa l’ultimo dei loro pensieri. Ci sono poi ragazzi che fanno molta fatica non solo ad affrontare la scuola ma anche la quotidianità nel suo complesso: negli ultimi anni abbiamo osservato un aumento dei disturbi che rimandano a forti stati d’ansia».
La scuola non sta però con le mani in mano, sostiene Frigerio. «Cerchiamo di intervenire subito nella prevenzione quando appaiono i primi segnali di assenteismo. Se un ragazzo rientra a scuola dopo molto tempo mettiamo invece in atto dei progetti di riaggancio, con un rientro scolastico progressivo». È però vero che, se un ragazzo si rifiuta categoricamente di andare a scuola, il margine di manovra si riduce parecchio: «A volte siamo un po’ in scacco. Si spera però sempre che l’assenteismo si riveli solo una fase, per questo è importante tenere aperto un canale di comunicazione». A mali estremi, a un certo punto, seguono però estremi rimedi: «Dopo un certo lasso di tempo siamo tenuti a segnalare la problematica alle Autorità regionali di protezione (Arp). È possibile anche, a dipendenza del- la situazione, coinvolgere la polizia, ma è chiaro che non può andare tutti i giorni a prelevare un ragazzo a casa». 

Obbiligo solo sulla carta

Quello dell’assenteismo cronico è un fenomeno in aumento. Alcuni casi li abbiamo anche nel nostro istituto», spiega dal canto suo Luca Forni, direttore della Fondazione Paolo Torriani per minorenni di Mendrisio. Il problema, continua, è che «questo trend crea un meccanismo di imitazione»: «I ragazzi si dicono “Ah, lui non va a scuola. Allora non vado neanch’io”. E, con il passare del tempo, per sempre più minori non andarci diventa normale. Frequentare le lezioni si trasforma così in un obbligo che esiste solo sulla carta».  l futuro di questi giovanissimi, sul lungo termine, è quindi tutt’altro che roseo. «Spesso finiscono in assistenza o in AI, oppure davanti al magistrato o in psichiatria», sottolinea Forni. E tutto questo, allo Stato e alla società, costa. Secondo Forni occorre perciò che qualcosa cambi: «In ambito scolastico servono più risorse: bisognerebbe cercare di coinvolgere questi allievi in percorsi alternativi e complementari. Allo stesso modo sono necessarie più risorse di personale nei centri educativi per minorenni». Le misure di risparmio appena annunciate dal Governo sembrano però andare in tutt’altra direzione. SIRO

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