Cantone, CORRIERE DEL TICINO, 14.03.2023, Gianinazzi
Il Gran Consiglio ha approvato, con 46 voti a favore e 41 contrari, la proposta di anticipare di un anno l’insegnamento di questa lingua – Michele Guerra (Lega): «Il Ticino è sempre più vicino alla parte germanofona del Paese», Manuele Bertoli: «Ma i dati dicono che è un non problema».
Non più in seconda, bensì in prima media. Il tedesco, insomma, cambia classe. O meglio: l’insegnamento della lingua di Goethe in Ticino inizierà con un anno d’anticipo rispetto a quanto avviene oggi. Dopo un lungo e intenso dibattito, il Gran Consiglio ha dato il via libera a questa nuova impostazione per la scuola ticinese. E lo ha fatto con un voto (46 favorevoli e 41 contrari) che ben rappresenta la spaccatura, in due parti, che ha contraddistinto le discussioni del plenum.
Da una parte, infatti, la maggioranza composta da PLR, Lega e UDC ha sostenuto con convinzione la proposta di anticipare in prima media il tedesco. Dall’altra, invece, la minoranza targata PS e Centro (assieme a Verdi, MPS, PC e Più Donne), ha bocciato la proposta sostenendo sì il potenziamento dell’insegnamento di questa lingua ( benvoluto da tutti), ma non attraverso il suo anticipo alla prima media.
Alla fine, ad ogni modo, a spuntarla è stato il rapporto di maggioranza ( redatto dal deputato leghista Michele Guerra e dalla deputata liberale radicale Diana Tenconi) che, appunto, propone di anticipare il tedesco alla prima media. E che chiede al Governo di farlo entro l’anno scolastico 2025/2026, ma senza indicare nel dettaglio come attuare tale cambiamento.
Va infatti precisato che volutamente la proposta approvata dal Gran Consiglio non specifica in quale modo andrà anticipato e potenziato l’insegnamento dell’idioma. Se ciò avverrà a scapito di altre materie, oppure aumentando le ore settimanali d’insegnamento, verrà quindi deciso dal Governo (e in particolare da chi succederà a Manuele Bertoli alla guida del DECS) in un secondo momento.
I favorevoli
«A dimostrazione che questa lingua è fondamentale per il mercato del lavoro elvetico, basti pensare che in Svizzera oltre 4 milioni di persone parlano tedesco o svizzero-tedesco sul posto di lavoro. Si tratta di oltre il 60% dei posti di lavoro », ha rimarcato la capogruppo del PLR Alessandra Gianella, che nel lontano 2017 assieme al collega Fabio Käppeli (PLR) presentò una mozione per chiedere di potenziare il tedesco a scuola. Per Gianella, dunque, la conoscenza del tedesco «è un atout fondamentale per il mondo del lavoro. E di conseguenza il suo insegnamento va anticipato e potenziato».
«Oggi il Ticino è sempre più vicino alla parte germanofona del Paese, anche grazie a opere illuminate come AlpTransit », gli ha fatto eco il relatore di maggioranza Michele Guerra (Lega), rimarcando che in questi ultimi anni «anche il Consiglio cantonale dei giovani e varie altre realtà, motu proprio, hanno chiesto alla politica di muoversi in questa direzione».
Senza dimenticare, ha poi aggiunto l’altra relatrice di maggioranza, Diana Tenconi ( PLR), che « in una Svizzera plurilingue il tedesco assolve una funzione di collante per la società». Detto diversamente: «Formare cittadini che sappiano comunicare con il resto della Svizzera» è un elemento importante per la coesione sociale del Paese.
Insomma, in sostanza per la maggioranza del Parlamento anticipare il tedesco alla prima media è un passo necessario per potenziare la lingua.
I contrari
Un approccio (quello della maggioranza) criticato a più riprese da PS e Centro, che non a caso hanno presentato un rapporto di minoranza contrario all’anticipo del tedesco, ma favorevole al suo potenziamento attraverso altre misure, come i doposcuola, i corsi di recupero, gli scambi linguistici, oppure le settimane di full-immersion durante le vacanze estive.
«Abbiamo formulato delle proposte che, contrariamente a quella della maggioranza, non stravolgono la griglia oraria in prima media, non aumentano il carico per gli allievi in un anno già di per sé molto delicato (con il passaggio dalle Elementari alle Medie) e non vanno a togliere ore ad altre materie», ha osservato la relatrice di minoranza Maddalena Ermotti Lepori (Centro).
Sulla stessa linea l’altra relatrice di minoranza Anna Biscossa (PS): «Un recente sondaggio dimostra che i docenti sono contrari a questa proposta. E fa un po’ specie che il parere dei docenti sia fondamentale per certi temi (come il superamento dei livelli) e poi diventi trascurabile per altri temi, come questo». Oltre a ciò, ha rimarcato Biscossa, le proposte della minoranza sarebbero «modulabili» anche in base ad altre esigenze future, come quella di potenziare, ad esempio, l’inglese. Più in generale, è stato poi osservato da più parti, il fatto che anticipare l’insegnamento di una lingua sia efficace per migliorarne la conoscenza è ancora tutto da dimostrare.
L’opposizione di Bertoli
Scettico su questa proposta, da sempre, il direttore del DECS Manuele Bertoli. « Se guardiamo ai dati che misurano le competenze degli allievi al termine della quarta media – ha osservato il consigliere di Stato – non ne usciamo male ». E quindi, si è chiesto Bertoli, «abbiamo davvero un problema? Oppure siamo nel campo dei problemi percepiti? ». Detto ciò, ha poi ricordato il direttore del DECS, in questi ultimi anni sono già state intraprese diverse misure per potenziare il tedesco (come l’introduzione nel 2020 dei Laboratori in seconda media). E senza dimenticare, più in generale, che « la scuola dell’obbligo non ha come finalità quella di preparare i lavoratori di domani, ma di preparare i cittadini di domani».
Argomenti che, come detto, non hanno convinto la maggioranza del plenum che ha optato per l’anticipo con 46 voti a 41.
Un rapporto dimezzato
Il rapporto di maggioranza votato dal Parlamento, va infine segnalato, è stato modificato in corso d’opera. All’inizio della seduta, infatti, il deputato dell’UDC Paolo Pamini (a fronte delle resistenze giunte nelle ultime settimane) ha ritirato la sua iniziativa che chiedeva, in sintesi, di promuovere nelle scuole private l’insegnamento attraverso curricula bilingue. Di conseguenza tutta la parte dedicata a questa impostazione per le scuole private è stata stralciata dal rapporto finale. Ma, come affermato da Pamini, con ogni probabilità sentiremo ancora parlare di questo tema: «Siamo stufi di questo approccio statalista e monoculturale di chi vuole impedire alle persone che lo desiderano di appropriarsi di altre culture». E in questo senso, ha chiosato il deputato democentrista, non è escluso il ricorso a un’iniziativa popolare.
La soddisfazione dei GLRT
Grande soddisfazione è stata espressa in serata dai Giovani liberali radicali ticinesi (GLRT), che nel 2017 proposero l’anticipo del tedesco tramite una mozione di Gianella e Käppeli e nel 2018 lo fecero nuovamente con una petizione che raccolse 4.305 firme. «Il rapporto di maggioranza – si legge in un comunicato stampa – ha aderito completamente alla nostra proposta, e così ha fatto la maggioranza del Parlamento, dando anche seguito alle richieste di molti giovani e molte famiglie. La posizione del Consiglio di Stato e di una minoranza del Parlamento, contraria alla proposta, dimostra come una parte della politica sia totalmente distaccata dalla realtà e dai bisogni dei cittadini che in realtà chiedevano a gran voce un potenziamento dell’insegnamento del tedesco». Insomma, per i GLRT «con la decisione odierna si permette alle future generazioni di poter godere di un insegnamento al passo con i tempi della prima lingua nazionale».
Superamento dei livelli A che punto siamo?
Rispondendo a un’interpellanza del deputato dell’UDC Edo Pellegrini, il direttore del DECS Manuele Bertoli ha fatto il punto della situazione sul dossier del superamento dei livelli. Nella seduta di febbraio, infatti, il Gran Consiglio aveva dato il nullaosta al DECS per procedere con una sperimentazione in sei sedi scolastiche. A questo proposito, dunque, Bertoli ha spiegato che le sedi che si sono messe a disposizione «sono più di sei» (indicativamente 7,8 o 9) e che nel corso di questa settimana, tramite una risoluzione governativa, il Consiglio di Stato procederà dunque alla selezione dei sei istituti che sperimenteranno il superamento dei livelli.